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La Fine di un Simbolo: L’Oratorio di Cologno tra Storia Contadina e Sviluppo Industriale

Nel cuore della frazione di Cologno, tra Civesio e Sesto Ulteriano, in via Po, sorgeva un luogo di preghiera e riflessione intriso di secoli di storia contadina. La chiesetta/oratorio dedicata ai Santi Alberto e Teresa, costruita nel lontano 1560 dai discendenti di Donato della Casa Nobile Carabelli, ha da poco lasciato il nostro paesaggio
Nel cuore della frazione di Cologno, tra Civesio e Sesto Ulteriano, in via Po, sorgeva un luogo di preghiera e riflessione intriso di secoli di storia contadina. La chiesetta/oratorio dedicata ai Santi Alberto e Teresa, costruita nel lontano 1560 dai discendenti di Donato della Casa Nobile Carabelli, ha da poco lasciato il nostro paesaggio

Nel cuore della frazione di Cologno, tra Civesio e Sesto Ulteriano, in via Po, sorgeva un luogo di preghiera e riflessione intriso di secoli di storia contadina. La chiesetta/oratorio dedicata ai Santi Alberto e Teresa, costruita nel lontano 1560 dai discendenti di Donato della Casa Nobile Carabelli, ha da poco lasciato il nostro paesaggio. Una strada che un tempo era testimone della vita rurale, stretta e a doppio senso di marcia ora è una strada a doppia cerreggiata, dominata da rotonde è fiancheggiata da colossi commerciali: IKEA, Fashion Outlet, OBI, Fast Food, etc.

L’anno 2023 a dicembre ha segnato la fine di questo antico edificio, ora abbattuto con ordinanza, lasciando dietro di sé solo ricordi e rimpianti. La sua storia, però, è intrinsecamente legata a una terra fiorente, plasmata dalla dedizione dei frati di Chiaravalle e dei monaci di Viboldone.

Cascinali imponenti, stalle, case per i coloni e chiesette come quella di Cologno facevano parte di un paesaggio che narrava la vita di un popolo profondamente legato alla terra. La zona, caratterizzata dalla ricchezza di acque e marcite, garantiva produzioni di foraggi costanti, testimoniando la fatica e la passione di una comunità agricola.

L’oratorio di Cologno, con il suo cappellano fino al 1845, ha svolto il suo ruolo spirituale fino al 1904, quando è stato chiuso al culto e destinato a magazzino.  L’edificio, fatto di mattoni che resistettero a guerre e intemperie, non ha avuto la stessa forza contro il degrado e l’indifferenza. Il suo declino, purtroppo, è stato inevitabile, come lamentato dallo storico locale Luciano Previato, che già nei suoi tempi denunciava lo stato di abbandono in cui versa l’oratorio.

L’avvento del nuovo sviluppo industriale ha segnato il destino dell’oratorio. Nel 1867, la cappellania fu soppressa, i riti religiosi limitati, e nel 1904 fu destinato a magazzino. La crescita di capannoni e attività produttive ha portato a un cambiamento radicale nel paesaggio, mettendo in pericolo il patrimonio storico.

La strada percorsa quotidianamente da camion e TIR, gravitanti sulle aziende della nuova zona industriale, ha accelerato la sua fine. La burocrazia, la complessità delle procedure e la mancanza di fondi per il restauro hanno contribuito al suo triste destino.

Il Comune avrebbe potuto intervenire per la messa in sicurezza dell’edificio, ma le complessità burocratiche e le questioni economiche lo hanno reso impossibile. Il rischio di compromettere la salute pubblica a causa dei crolli ha portato a una soluzione più immediata: l’abbattimento.

Guardando alla sua facciata crollata, riflettiamo sul ruolo che questa chiesetta ha avuto nella storia locale, ci si interroga sul futuro di un territorio che cancella le tracce del proprio passato. Un piccolo borgo del nostro territorio ora sopravvive solo nei libri degli storici e nelle schede dell’Ecomuseo della Vettabbia e dei Fontanili, insieme ad altre reminiscenze del nostro passato che lentamente svaniscono, inghiottite dal progresso sfrenato

Lamentiamo la perdita di questo monumento della spiritualità popolare, un elemento fondamentale della civiltà contadina che ha plasmato le nostre vite e il nostro paesaggio. La chiesetta di Cologno rimarrà solo nei ricordi, ma il suo contributo alla nostra identità locale resterà indelebile.

La perdita di questo monumento spirituale è un colpo alla nostra identità locale. Mentre la chiesetta di Cologno rimarrà solo nei ricordi, dovremmo riflettere sulle conseguenze di un’urbanizzazione che sacrifica il passato in nome del presente. La rigenerazione urbana dovrebbe preservare il patrimonio senza distruggerlo, trasformandolo in strutture utili e significative per le generazioni future. Altrimenti, rischiamo di perdere non solo edifici, ma la connessione con la nostra storia e la nostra identità.

Fabrizio Cremonesi

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