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Fondazione Prada

Sommario

Fondazione Prada - Panoramica
Riferimenti e Fonti
Cartellone Fondazione Prada
Storia: Società Italiana Spiriti

blankLa Fondazione Prada è nata i sulle ceneri di un bel fabbricato anni Dieci che un tempo ospitava la prestigiosa ed affermata distilleria della Società Italiana SpiritiSIS (poi statalizzata), famosissima per il brandy del Cavallino Rosso, tanto caro agli italiani degli anni Cinquanta e Sessanta.
Come tutte le ex fabbriche della zona, anche questa sfruttava il contiguo scalo ferroviario di Porta Romana per il quale, finalmente, è in atto la rinascita competa.
Fino agli anni Settanta, non era raro vedere vagoni merci uscire dal muro dello scalo e raggiungere, attraverso appositi binari di servizio, le realtà produttive del quartiere, durante il giorno popolato da migliaia di opera, con via vai di carri e camion.
La SIS dimostrò notevoli capacità imprenditoriali visto il successo dei prodotti. I proprietari della SIS mantennero la sede astigiana originaria ma trasferirono il quartier generale operativo al civico 2 di Largo Isarco, nella zona sud di Milano, (Municipo 5), rilevato dall’antica area di Distillerie Italiane.
L’azienda astigiana aveva da tempo conquistato il mercato dei liquori con una serie di proposte: dalla Grappa Barolo all’Elixir Moka, dall’Anisetta al Triple Sec, dalla Prunella alla Crema Caffè.
Il colpo magistrale arrivò proprio con la nuova proprietà. Nel 1957, tra tutti i prodotti di casa, la SIS puntò sul già popolare Old Brandy (versione piemontese del cognac francese) da quel momento abbinato al marchio Cavallino Rossodisegnato nel 1953 dal grafico Severo Pozzati – subito sostenuto da un percussivo lancio promozionale, con manifesti, inserzioni su quotidiani e periodici, un merchandising azzeccato come quel cavallino rosso con la criniera e la coda bianche, che l’acquirente riceveva in omaggio con la bottiglia: giocattolo per i bimbi, cimelio per i collezionisti.

Il più trascinante veicolo pubblicitario dell’epoca era indubbiamente il Carosello, il programma televisivo della Rai inaugurato nel 1957.
La SIS escogitò una campagna di reclame a duplice bersaglio: promuovere il brandy di casa e rendere più attraente l’immagine degli addetti all’intelligence. Così nacque l’Agente Zero-Zero-Sis che una voce fuoricampo descriveva come “l’uomo che travolge gli ostacoli, che sfida il pericolo, inafferrabile, sconvolgente, indomabile dagli uomini e dalle donne”. 

Il Cavallino Rosso - Pubblicità su Carosello

È chiaro che SIS, l’azienda produttrice del Cavallino Rosso, nonostante il soggetto televisivo, non era acronimo di Servizio Informazioni Segrete (come gli apparati italiani di Marina e Aeronautica nella seconda guerra mondiale), né di Secret Intelligence Service (meglio noto come Mi6, l’agenzia di spionaggio per l’estero del Regno Unito), bensì della più innocente e popolare etichetta Società Italiana Spiriti, liquorificio fondato ad Asti già nel 1849.
Eppure, l’aggancio c’era tutto; la SIS, infatti, da metà anni Cinquanta fino al 1967 fu di proprietà del Servizio segreto militare italiano, come rivelò nel 2009 lo storico Aldo Giannuli nel suo trattato “Come funzionano i servizi segreti” (Adriano Salani Editore), con la conferma di Giuseppe De LutiisI servizi segreti in Italia, Sperling & Kupfer, Milano 2010.
Il motivo musicale che nelle pubblicità radiotelevisive caratterizzò indelebilmente il prodotto – “Il brandy per me, il brandy per te / ta-ta-ta-tà / è il Cavallino Rosso” – era stato mutuato da Deep in the Heart of Texas”, brano inciso nel 1942 da personaggi come Perry Como e Bing Crosby che risultò il più cantato dalle truppe americane durante il secondo conflitto mondiale.
La canzone diventò famosissima anche in Gran Bretagna, al punto che la radio di Stato BBC fu costretta a proibirne la diffusione perché gli operai nelle fabbriche interrompevano il lavoro per accompagnare con il battere delle mani il ta-ta-ta-tà della melodia.
Oggi il Brandy Cavallino Rosso si può acquistare solo da collezionisti, ma rimane una storia nella storia che vi abbiamo voluto raccontare perché lo stile, il marketing rivoluzionario, il marchio ancora oggi riconoscibile, suggerisce continuità con lo spirito di Fondazione Prada.

Il recupero architettonico

Dopo un lungo periodo di degrado che ha coinvolto tutta la zona dello scalo di Piazzale Lodi, un rinnovato interesse da parte di grandi marchi ha consentito il recupero di molti luoghi, altrimenti destinati all’oblio.
È questo il caso dell’antica distilleria, la cui sede è stata riqualificata per altri usi dall’architetto Remment Koolhaas conosciuto come Rem, urbanista e saggista olandese tra i più noti sulla scena internazionale.

Il progetto stabilisce una convivenza di nuova architettura e riqualificazione dell’antica distilleria che comprende magazzini, laboratori e silos di fermentazione che, insieme ai tre nuovi edifici, circondano un ampio cortile.
Spiega Rem Koolhaas: “La Fondazione non è un progetto di conservazione e non è una nuova architettura. Due condizioni che di solito vengono tenute separate, qui si confrontano l’una con l’altra in uno stato di interazione permanente che offre un insieme di frammenti che non si coagula in una singola immagine, né consente a una parte di dominare le altre.”
Il complesso si compone di sette edifici esistenti e tre nuove strutture: Podium, uno spazio per mostre temporanee; Cinema, un auditorium multimediale; e la Torre, uno spazio espositivo permanente di dieci piani per la collezione e le attività della Fondazione
L’edificio all’entrata del nuovo centro accoglie il pubblico con due spazi nati da collaborazioni speciali: un’area didattica dedicata ai bambini, ideata da Giannetta Ottilia Latis, neuropediatra – che ne ha posto le basi teoriche e operative – e sviluppata con gli studenti dell’École nationale supérieure d’architecture de Versailles e il Bar Luce, ideato dal regista Wes Anderson, che ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano.
Dei tre nuovi corpi il “Podium” ne è elemento dominante, sia perché collocato proprio al centro del complesso sia perché l’architettura moderna che lo caratterizza lo aliena totalmente dal contesto circostante. Dall’esterno è possibile vedere l’intera area espositiva grazie alle grandi vetrate che lo caratterizzano.
La materia si fonde perfettamente tra pietra, cemento ferro battuto, lamine d’oro, vetrate, materiale avveniristico e “sanpietrini” in legno consumati dal tempo. All’esterno ogni visitatore può cogliere una dimensione personale e l’opportunità di indagarla.
L’entrata è libera mentre le singole mostre richiedono il pagamento del biglietto.

Fondazione Prada - Plastico
Plastico
Fondazione Prada - Panoramica
Panoramica
Fondazione Prada - bar Luce
Bar Luce
Fondazione Prada - Podium
Podium
Materia: ferro battuto - Fondazione Prada
Materia: ferro battuto
Fondazione Prada - Materia legno
Materia: Legno
Mostre in corso

Sul sito di Fondazione Prada trovate una pagina dedicata alle mostre in corso:
LE MOSTRE IN CORSO – Fondazione Prada

La missione

Abbiamo trovato nella missione di fondazione Prada riferimenti in cui ci riconosciamo, ossia l’importanza della penetrazione della cultura nel territorio, del confronto, delle sinergie, dell’apertura a nuove forme di comunicazione e soprattutto dela memoria e della conoscenza per creare benessere e identità nella popolazione; infine il comune desiderio di trasformare la conoscenza in tutela del proprio territorio.
Per leggere interamente la missione della Fondazione Prada vi proponiamo il link diretto alla pagina “chi Siamo” del loro sito:
Mission – Fondazione Prada

Didattica e formazione

Oltre all’innovativa scuola di architettura dedicata ai bambini, di cui abbiamo già parlato, a Milano come a Roma e in tante altre città in Italia come all’estero, Prada ha fondato l’Accademia del Lusso.
Milano è in Via Montenapoleone 5, nel cuore del quadrilatero della moda, luogo simbolo del Fashion in Italia e nel mondo. In Via Chioggia, si trova il Luxury Lab, sede attività di laboratori, seminari e altre attività teorico-pratiche.
Potete trovare qui tutte le informazioni qui:
Scuola di moda a Milano e Roma – Accademia del Lusso

Deborah Esposito – EVF

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