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Comune di Pieve Emanuele
Un centro agricolo industriale
Lungo la strada statale Vigentina, collegamento tra Milano e Pavia, sorge il centro agricolo industriale di Pieve Emanuele. Questo territorio, collocato nella zona delle risorgive, è da sempre stato caratterizzato dall’esercizio dell’attività agricola. L’abbondanza di acqua e la costruzione di una fitta rete di canali ha consentito lo sviluppo delle potenzialità agricole sul territorio, connotando altresì gli aspetti antropici del luogo.
Caratteristica della regione legata all’abbondanza di acqua fu anche la proliferazione di mulini per la cui realizzazione si necessitava di una conoscenza teorico-pratica e di capacità imprenditoriali tali da tracciare il solco per il futuro sviluppo industriale che caratterizzerà il territorio e l’economia pievese. La denominazione attuale di Pieve Emanuele fu successiva a quella di Pieve di Leucate, comprendendo anche il territorio dell’odierna Locate Triulzi. Leucate significava “terra sopra l’ acqua”, indicando il luogo in cui si riuniva la plebs per attendere a faccende agricole o assistere a funzioni religiose. Da plebs, in epoca medioevale, derivò il nome di Pieve dove le pievi designavano comunità di fedeli appartenenti ad un territorio su cui era stanziato l’edificio della Chiesa. La vicinanza a Milano fa presupporre anche una comunanza con le vicende storiche del capoluogo lombardo annesso all’Impero romano nel 222. Quando i Visconti divennero padroni di Milano anche il territorio di Pieve finì sotto la loro giurisdizione.
Lo scorso secolo, caratterizzato principalmente dalle due guerre mondiali, determinò i cambiamenti del territorio pievese; nel dopoguerra si ebbe la più significativa trasformazione, per cui da antico borgo rurale Pieve si è sviluppato come territorio industrializzato, favorendo così il fenomeno dell’immigrazione con l’arrivo di numerose famiglie provenienti da tutte le regioni d’Italia, che sono andate a definire l’attuale aspetto antropico del paese.
La Pieve
Lo sviluppo del cristianesimo nei villaggi rurali favorì nel periodo longobardo e franco la costruzione di cappelle che non avendo un prete residente vedevano officiate le cerimonie prima saltuariamente poi solo nei giorni festivi. La chiesa principale, sede di tutti i riti più importanti nella campagna era detta pievana, una struttura che disponeva di una limitata, ma ben precisa giurisdizione ecclesiastica. Inizialmente la pieve designava un sistema organizzato di natura religioso-territoriale, successivamente evoluto nel complesso di circoscrizioni ecclesiastiche dipendenti dalle diocesi. Solo nell’età carolingia la pieve conobbe un reale sviluppo grazie all’attività legislativa di Lotario I che promulgò una serie di leggi generali in materia. Le pievi ebbero funzione aggregativa delle popolazioni dei borghi ed erano ritenute centro della vita religiosa e spirituale anche per le località circostanti.
Le pievane, differenziate dalle chiese private come sedi di fonti battesimali, erano organizzate con presbiterio e disponevano di una scuola per la formazione dei futuri sacerdoti. L’arciprete presiedeva il tutto, riscuoteva le decime e amministrava i beni della pieve accumulati nel tempo. Tutti i fedeli raggiungevano la chiesa pievana per le litanie e le feste. Tre secoli dopo, con il Concilio di Trento, la nuova organizzazione ecclesiastica venne istituzionalizzata e vennero altresì abolite le scuole ecclesiastiche pievane per istituire i seminari diocesani. Ogni paese divenne parrocchia disponendo di un suo battistero.
Il Castello di Tolcinasco
Risale all’XVI secolo il Castello di Tolcinasco, unico esempio di castello agricolo nella Lombardia dell’epoca. Sito nel territorio tra Mirasole e Pieve, la sua costruzione fu ad opera della famiglia D’Adda. La sua struttura mostra una originaria destinazione a granaio, realizzata attraverso una struttura portante che si apre in un grande arco che consentiva il transito dei carri e la loro sistemazione in locali situati al piano superiore, con pavimento in pendenza per far scorrere il grano verso il basso.
Oggi il castello è una struttura ricettiva privata, collegata ad un adiacente campo da golf creato attraverso la trasformazione della precedente area agricola.
La Chiesa di Sant’Alessandro
La primitiva Chiesa sita nel territorio di Pieve Emanuele risale all’852 quando si costituì la pieve come unità strutturale appartenente a questa comunità. Tra il 1296 e il 1308 al posto della preesistente chiesa della Pieve dedicata a S. Alessandro, venne eretta una chiesa romanica più rustica rispetto alla precedente; furono abbattute le mura laterali per creare tre navate, caratteristica della odierna struttura, mentre furono lasciate quasi intatte le rimanenti mura. Nel 1573 la Chiesa di S. Alessandro fu visitata da San Carlo Borromeo, le cui vestigia sono ancora oggi conservate all’interno della Chiesa stessa. Tra le opere di rilevante interesse artistico, oggetto di studio di molti critici d’arte, segnaliamo tra gli altri il quadro di S. Alessandro, con tema la figura del Santo rappresentato, secondo la tradizione, in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco.
I Fontanili
I fontanili hanno costituito un fenomeno tipico del territorio della pianura lombarda su cui si estende Pieve Emanuele. L’abbondanza di acqua e la costruzione di una fitta rete di canali sono gli elementi fondamentali di questo territorio agricolo. Le acque che sgorgano in superficie sono dette “risorgenti” e le depressioni ove sboccano prendono il nome di “fontanili”. Si tratta di acque che, provenendo dalla falda sotterranea, mantengono una temperatura costante tutto il corso dell’ anno e di conseguenza non ghiacciano nei mesi invernali. Questa continua fonte di acqua relativamente calda è stata una delle ragioni principali dello sviluppo di un’agricoltura molto redditizia nella Pianura Padana; le “marcite”, tipiche coltivazioni di foraggio ad elevata produttività, erano principalmente alimentate con acque di risorgiva; dove l’acqua risultava essere meno abbondante si scavavano teste di fontanile; la linea dei fontanili rappresenta il confine tra alta e bassa pianura, distinguendone la morfologia per la permeabilità dei suoli. Oggi, non rivestendo più una funzione fondamentale nell’economia, i fontanili sono stati sostituiti da centinaia di pozzi che prelevano direttamente l’acqua dalla falda. Nel Settecento esistevano circa 800 fontanili, oggi quelli attivi sono soltanto una ventina.
I fontanili hanno costituito un fenomeno tipico del territorio della pianura lombarda su cui si estende Pieve Emanuele. L’abbondanza di acqua e la costruzione di una fitta rete di canali sono gli elementi fondamentali di questo territorio agricolo. Le acque che sgorgano in superficie sono dette “risorgenti” e le depressioni ove sboccano prendono il nome di “fontanili”. Si tratta di acque che, provenendo dalla falda sotterranea, mantengono una temperatura costante tutto il corso dell’ anno e di conseguenza non ghiacciano nei mesi invernali. Questa continua fonte di acqua relativamente calda è stata una delle ragioni principali dello sviluppo di un’agricoltura molto redditizia nella Pianura Padana; le “marcite”, tipiche coltivazioni di foraggio ad elevata produttività, erano principalmente alimentate con acque di risorgiva; dove l’acqua risultava essere meno abbondante si scavavano teste di fontanile; la linea dei fontanili rappresenta il confine tra alta e bassa pianura, distinguendone la morfologia per la permeabilità dei suoli. Oggi, non rivestendo più una funzione fondamentale nell’economia, i fontanili sono stati sostituiti da centinaia di pozzi che prelevano direttamente l’acqua dalla falda. Nel Settecento esistevano circa 800 fontanili, oggi quelli attivi sono soltanto una ventina.