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Monluè

Monluè - Municipio 4 - Borgo medievale

Monluè (Malnoè in dialetto locale) è un quartiere ed un’antica parrocchia di Milano, piccolo borgo rurale compreso nel Municipio 4.
Indirizzo: Via Monluè 70 (Fuori dal centro abitato, isolato) – Monluè
Il sito è raggiungibile in auto, attraverso la tangenziale Est, uscita CAMM, oppure da Via Mecenate.

Un piccolo borgo rurale di origine medievale che risale al 1267, costruito dai frati Umiliati di Santa Maria di Brera che fondarono un’azienda agricola monastica, la “grangia”, con annessi il monastero e l’Abbazia, con la volontà di farlo diventare uno dei centri più importanti del loro Ordine. Si trova nel quartiere Forlanini ( Municipio 4 ). L’area, anticamente detta Mons Luparium o ” Monte dei Lupi” da cui probabilmente derisa il nome attuale è ancora oggi uno dei migliori esempi rimasti ai nostri giorni che testimoniano la tipica organizzazione delle grange monastiche, ovvero una cascina a corte chiusa con edifici dedicati ai frati e i rustici agricoli circondati da prati e campi. Nelle grange , in epoca medievale, venivano custoditi il grano e altri prodotti agricoli.
Nella sala capitolare degli Umiliati si possono ammirare ancora oggi affreschi.
La piccola chiesa annessa al borgo “Parrocchia di San Lorenzo in Monluè, fu costruita dopo il 1267. Dopo la soppressione dell’ Ordine degli Umiliati divenne una chiesa parrocchiale e subì pesanti rimaneggiamenti nel periodo seicento-settecento per consentire l’installazione dell’organo, ancora oggi in uso. Il restauro completo della struttura avvenne nella seconda metà dell’Ottocento.
All’interno della Chiesa è possibile ammirare la statua del Cristo.
I materiali scelti e la semplicità delle forme richiamano l’architettura dei coevi palazzi comunali e delle chiese abbaziali cistercensi; la copertura dell’aula è costituita oggi da un soffitto a cassettoni originale.
È possibile che nel corpo adiacente alla chiesa si trovasse la sala capitolare, ove sono state recentemente scoperte splendide decorazioni a tralci vegetali, stelle caudate e fiori quadrilobati, riferibili a un repertorio diffuso nella Lombardia del XIII e XIV secolo.
A nord del prospetto si erge invece l’imponente campanile a quattro ordini, tutt’oggi simbolo e punto di riferimento per il borgo.
Il complesso rurale si sviluppa attorno a un’ampia corte, nel cui lato est si trova un mulino molto rimaneggiato, mentre in quello sud, ove si apre l’ingresso principale, si estende la chiesa di S. Lorenzo di forme romanico-gotiche che presenta sulla fronte un portale a falso protiro, due monofore e un oculo murati. La navata, con soffitto a cassettoni cinquecentesco, cinta da arcate in cotto, termina in un’abside coperta da volta a crociera

Con lo scioglimento dell’ Ordine degli Umiliati da parte di San Carlo Borromeo (1571) e il complesso passò per diverse proprietà fino a confluire all’inizio del Novecento nel patrimonio del Pio Albergo Trivulzio. Il borgo si è spopolato a causa del suo isolamento, prima e dopo la seconda guerra mondiale e con la successiva costruzione della Tangenziale Est di Milano, aperta nel 1971, il borgo medievale fu quasi completamente isolato dal resto della città.
Nonostante questo Cascina Monluè è stata il luogo dove fino al 2009 si sono susseguiti eventi culturali, concerti, feste, soprattutto nella stagione estiva. Il complesso è soggetto a vincolo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, sia per le sue caratteristiche storico artistiche, sia per l’alto valore storico-testimoniale. Si estende su una superficie di 3.700 mq.
Le aree che circondano il vecchio borgo agricolo sono state sistemate e adibite a parco, con la messa a dimora di lunghi filari di pioppi lombardi, lungo la sponda destra del fiume Lambro. Attualmente sono in corso progetti per migliorare la vicina connessione con il Parco Forlanini.

Approfondimenti:
La grangia
Con questo termine si intendeva una costruzione chiusa, un capannone in cui si conservava il raccolto ma nello stesso tempo indicava pure un’azienda agricola comprendente oltre alla grangia propriamente detta, case, terreni e pascoli. In lingua italiana, il termine grangia è un derivato dal suddetto vocabolo francese e designa una fattoria, un ambiente più o meno grande con annesso un podere. L’ubicazione delle grangie era variabile.
Ciascuna abbazia ne aveva almeno una nelle vicinanze. Benché l’assenza di carte redatte sistematicamente renda impossibile una statistica, si constata però che il principio di non costruire grangie a più di una giornata di cammino è soggetto a numerose eccezioni.
Le consuetudini cistercensi stabilivano che tutti i conversi delle grangie dovevano trovarsi nell’abbazia la domenica, salvo dispensa eccezionale. Ciò lasciò intendere che in questi giorni la cura del bestiame era affidata a servitori laici. Costoro – i mercenari spesso citati nei testi – sono stati dimenticati al punto da immaginare nelle grangie la presenza di vere e proprie comunità di conversi, 50 o più!
Occorre raffigurarsi le grangie cistercensi, sotto la direzione di un converso detto magister grancie, assistito da alcuni conversi, e da braccianti agricoli salariati, i mercenari che in genere abitavano nelle immediate vicinanze della stessa grangia. È vero che le grangie non erano monasteri in senso stretto, ma come nei monasteri si praticava molto l’ospitalità, tanto che spesso nei documenti ad esse relativi si parla di un frater hospitalarius.
Nella storia delle grangie, quelle cistercensi sono certamente le più famose. Tuttavia bisogna lamentare che non hanno costituito oggetto di molti e approfonditi studi se non per l’aspetto architettonico.

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