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L’oblio dei Giganti di Marignano
Nell’anno 1515, le piane di Marignano videro una delle battaglie più sanguinose della storia. Tra gli eserciti opposti, i giganti svizzeri Hans e Max si stagliavano come baluardi invincibili, le loro figure torreggianti ispiravano coraggio nei cuori dei loro compagni e terrore in quelli dei loro nemici.
Hans, il più vecchio dei due, era noto per la sua saggezza e il suo acume strategico. Con la sua barba grigia e gli occhi penetranti, era una figura paterna per i giovani soldati. Max, invece, era l’incarnazione della forza bruta. La sua stazza impressionante e i suoi muscoli scolpiti sembravano renderlo invincibile. I due giganti erano legati non solo dal sangue, ma anche da un giuramento di proteggere la Svizzera a qualunque costo.
Gli eserciti francesi, guidati da Francesco I, avevano con sé un oscuro stregone, Alaric, che aveva giurato di distruggere chiunque osasse opporsi al loro dominio, che aveva una grande influenza sull’imperatore. La sua magia era potente, alimentata da antiche pergamene e oscuri riti. Alaric era consapevole che i giganti svizzeri rappresentavano un ostacolo insormontabile per la vittoria francese.
Durante il momento culminante della battaglia, Hans e Max, con le loro enormi spade, respinsero ondate di nemici. Ma L’incantesimo scagliato da Alaric era antichissimo e temuto da molti. Alzò il suo bastone verso i giganti e iniziò a recitare parole in una lingua dimenticata, una lingua di potere oscuro e segreti antichi. L’aria attorno a lui si fece densa, vibrante di energia malevola. Un’ombra si stese sul campo di battaglia mentre vortici di fumo nero avvolgevano Hans e Max.
Le parole del mago risuonavano come un eco inquietante, ogni sillaba carica di malevolenza e forza. Il fumo si insinuava nella pelle dei giganti, trasformando lentamente la loro carne in pietra. Sentivano il peso opprimente dell’incantesimo che stringeva i loro cuori, come un gelo che penetrava nelle ossa.
Mentre l’ultimo versetto dell’incantesimo veniva pronunciato, un fulmine oscuro colpì i giganti, completando la maledizione. Hans e Max furono avvolti da un bagliore accecante e, nel giro di pochi istanti, si ritrovarono immobili, congelati per l’eternità nella loro forma di pietra, testimoni silenziosi di un sacrificio eroico. Mentre, il loro corpo si pietrificava, le lacrime rigavano il volto di Hans. Con un ultimo sguardo a Max, che lottava ancora contro l’incantesimo, i due giganti si trasformarono lentamente in statue. La loro pelle si indurì, il respiro cessò, e con l’ultimo battito del cuore, diventarono pietra e vennero seppelliti all’interno dell’area di Rocca Brivio.
La leggenda narra che l’effetto della maledizione ebbe un impatto così devastante sulla popolazione che la Svizzera decise di adottare una politica di neutralità, per evitare ulteriori perdite di vite umane e sacrifici simili.
La decisione di rimanere neutrali divenne un tributo eterno ai giganti caduti, il loro sacrificio non fu vano ma gettò le fondamenta di una pace duratura.
Oggi, le statue di Hans e Max rimangono simbolo di coraggio e dedizione e sono ancora all’interno di Rocca Brivio, ma nessuno può rendere loro omaggio in quanto sono invisibili a occhio umano, così come voleva il perfido Alaric.
Tuttavia, la loro storia, trasmessa di generazione in generazione, ricorda a tutti che la vera forza risiede nel sacrificio e nell’amore per la propria terra.
C’è chi dice che, nei momenti di grande bisogno, i giganti potrebbero risvegliarsi dal loro sonno di pietra per proteggere ancora una volta la Svizzera e il territorio in cui riposano.
Deborah Esposito – EVF. Questo racconto è un racconto di fantasia che non fa alcun riferimento, se non di suggestione, a fatti storici documentati.